La Fondazione Torino Musei dal 14 maggio al 20 luglio presenta, nella Corte Medievale di Palazzo Madama, il dipinto La Madonna delle Partorienti di Antoniazzo Romano.
La Madonna delle Partorienti e il suo viaggio
La Madonna delle Partorienti è esposta in anteprima al pubblico dopo un lungo e complesso restauro.
Una Madonna “piena di grazia” che sostiene teneramente il bambino Gesù, accostandolo a sé. I due volti, dipinti con sapienza e perizia, hanno una sorprendente forza espressiva.
L’amorevole sguardo della Madre celeste, serenamente diretto verso i fedeli, invita alla preghiera in un raccolto e silenzioso dialogo. Lo sguardo del Figlio sembra, invece, estendersi all’intera umanità in un simbolico abbraccio.
La Madonna delle Partorienti è un affresco, o meglio un frammento di affresco, realizzato da Antoniazzo Romano (1435-1508) alla vigilia del giubileo del 1500. In origine è stato posto nel transetto meridionale della vecchia basilica, sopra l’altare della cappella Orsini.
Durante i lavori per la costruzione del nuovo San Pietro fu staccato dalla parete. Nel 1574 fu collocato in una nicchia dietro un altare a ridosso del muro, che divideva l’antica chiesa dal cantiere del nuovo San Pietro. Rimosso anche da questo luogo nel 1605, fu portato nelle Grotte Vaticane.
Nel 1616 trovò definitiva collocazione in una cappella, appositamente ricavata sotto il pavimento della basilica.
Conservazione e restauri
L’immagine della Madonna delle Partorienti (o degli Angeli, com’era chiamata nel XVI secolo) fu ridotta di dimensione. Perse l’originaria mandorla con variopinte figure di cherubini, che tuttavia possiamo ammirare nell’inedita e attendibile proposta ricostruttiva presentata in mostra.
Il lacerto del quattrocentesco affresco della Madonna col Bambino (81 x 77 cm) subì una serie di interventi manutentivi, tra il XVII e il XIX secolo. Dopo un restauro del 1950, nel 1981 fu ridotto di spessore, assottigliando drasticamente la porzione d’intonaco retrostante. Così fu collocato su un nuovo supporto inerte di cadorite.
A causa del precario stato di conservazione dell’opera, la Fabbrica di San Pietro nel novembre 2019 ha intrapreso un nuovo restauro. Un lavoro condotto dai restauratori Giorgio Capriotti e Lorenza M. G. D’Alessandro, sotto la direzione tecnico-scientifica della Fabbrica.
Il catalogo della mostra è a cura di Simona Turriziani e Pietro Zander, edito da Sagep Editori.
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