Dal 3 novembre al 30 gennaio 2022 la GAM di Torino dedica a Luigi Ontani l’esposizione di opere contemporanee, nella Wunderkammer.
Allegorie e simboli di Luigi Ontani
Luigi Ontani (Vergato, 1943) ha creato attorno sé numerose “Camere delle meraviglie” a partire dalla fine degli anni Sessanta, quando compose la sua Stanza delle Similitudini.
Per tutta la vita ha ridisegnato sin nei minimi dettagli decorativi lo spazio dei suoi diversi studi e delle sue abitazioni. Ha fatto delle sue opere una proliferazione pervasiva di simboli e forme con cui dare vita a un microcosmo intriso del suo immaginario.
Anche questa mostra è un ambiente/mondo attraversato da un’unica ghirlanda allegorica di innumerevoli figure e significati, sacri e profani della cultura d’Oriente e d’Occidente.
Sono simulacri intrecciati tra loro per principio di analogia e per gusto sincretico, che si rispondono da un capo all’altro della stanza prendendo di volta in volta forma di scultura, di fotografia acquerellata, di immagine lenticolare, di maschera, di burattino da teatro d’ombre o di acquerello.
Vi sono esposte più di 130 opere su carta alle quali Ontani ha rimesso mano negli ultimi due anni, ultimando e dipingendo disegni a china realizzati negli anni Ottanta e Novanta.
Il corpus si compone di diverse serie. Molti sono “nudini” tracciati dal vivo, di fronte al modello, ma nessun naturalismo ha spazio in queste opere. Le linee vi si intrecciano leziose. Tutto è elegantemente calligrafico, esotizzante di arzigogoli. Gli arti dei ragazzi ritratti si metamorfizzano in zampe di Ganesha, in uova dorate, in foglie di ontano, in code di tritone. Anche il fiore sensuale dell’Alam Jiwa, da cui l’esposizione prende il titolo e di cui Luigi Ontani adorna una serie unitaria di 18 acquerelli.
La tattilità dei suoi petali, il suo profumo, tutto questo si è rappreso nella chiusa ieraticità del simbolo, nella sua trasformazione in maschera, volto sacro dai molti occhi.
Alam Jiwa significa in balinese “natura dell’anima”. L’unione, nel titolo, di quel nome con la parola Vanitas appare come una voluta ripetizione di significati simili. La natura dell’anima è quella di essere soffio, anemos, vento. E non diversa è la natura della Vanitas la cui insistita iterazione in Vanitas vanitatum et omnia vanitas è, nel dettato originale ebraico, la ripetizione di hebel: soffio, vuoto, perfetto nulla.
Un soffio dà la vita, la vita è un soffio. Forse è questa la verità-vanità, bifronte e contraddittoria, che si può scorgere iscritta, come una cifra nascosta, tra le sinuose linee dell’opera di Ontani.
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