Da questo culmine sacro,
ascende radiosa l’innocenza del giorno nascente
in una silenziosa comunione di vita,
che è tenerezza d’amore verso un segno d’eternità,
delle vette che guardano e s’intendono in pace”
Così definiva, Clemente Rebora, sacerdote rosminiano e poeta italiano, il panorama che si scorge e la serenità che si respira dalla Sacra di San Michele e dal Monte Pirchiriano, su cui sorge arroccata.
Numerose sono le suggestioni, le storie e le leggende che ruotano intorno a questo luogo sacro e allo stesso tempo misterioso.
La Sacra di San Michele è un’antichissima abbazia, costruita a fine X secolo d.C. ed è una mèta di pellegrinaggio. È dedicata all’Arcangelo Michele e si inserisce sulla via delle tre abbazie legate al culto di San Michele, Mont Saint Michel in Francia, la Sacra di San Michele appunto e Monte Sant’Angelo in Puglia.
La leggenda dice che sia stata fondata a opera di San Giovanni Vincenzo, ravennate che decise di vivere da eremita, dopo aver sognato l’Arcangelo Michele, che gli ordinò di costruire un’abbazia. Secondo la leggenda furono proprio gli angeli a consacrare questo luogo scaro avvolgendo la prima cappella con un gran fuoco.
Oggi è riconosciuta monumento simbolo della Regione Piemonte e le sue sale e i suoi angoli, nonché la sua storia, hanno ispirato lo scrittore Umberto Eco nella stesura de Il nome della Rosa.
All’interno della chiesa della Sacra, che sorge sulle cappelle primitive, sono presenti numerosi affreschi, che rappresentano la vita sacra e una pala e un trittico di Defendente Ferrari (inizi 1500). All’interno sono sepolti anche alcuni membri di Casa Savoia.
In origine fu custodito dai monaci benedettini e poi successivamente e fino ai tempi nostri dai padri rosminiani.
BELL’ALDA TRA LEGGENDA E ROVINE STORICHE
Intorno alla Sacra di San Michele, a comporre quell’ardua figura, che si staglia nel cielo della Valle di Susa e che sfida i ripidi fianchi del Monte Pirchiriano ci sono numerose rovine: Pietre, pilastri, muri, archi e barbacani risalenti agli edifici che occupavano questa parte tra il XII e il XIV secolo e rappresentano le Rovine del Monastero Nuovo. Le guerre, l’abbandono e i terremoti ne determinarono la rovina.
Tra questi edifici si mette in evidenza sia per la storia che la caratterizza sia per la sua posizione, la Torre della Bell’Alda.
Alda era una ragazza paesana che, salita alla Sacra per pregare, fu aggredita da alcuni soldati. Riuscita a fuggire, si rifugia in una torre, ma presto raggiunta decide di gettarsi dalla torre, che sorge a picco sul fondovalle. A salvarla, una schiera di angeli, che la fece atterrare senza ferite. In paese iniziò a raccontare la sua storia e poiché nessuno le credeva, anzi era anche canzonata per questa storia, lei decise di riproporre il salto, ma questa volta non si salvò, perché gli angeli la punirono per la sua superbia e non l’aiutarono.
Testo e foto di Alessandra Ramella Pairin
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