Chi di voi non si è ancora imbattuto, girovagando per Torino, in una delle sue opere?
Stiamo parlando di Rodolfo Marasciuolo, dipendente in forza al Comune di Torino per il settore del verde pubblico, ma noto a tanti come “il Giardiniere Artista“.
E’ proprio lui ad accoglierci nel laboratorio dove si appoggia per lo svolgimento della propria attività di manutentore dell’area verde comunale, dove sono anche custodite molte delle sue opere, oggi non ancora o non più esposte in città.
Gli chiediamo di parlarci di questa sua passione per l’arte e di come nascono le sue opere. Ci spiega: “Innanzitutto mi piace precisare che le mie opere sono tutte eseguite con materiali di recupero, a costo praticamente inesistente e che il mio intento è quello di dare una seconda vita ai materiali, di dare quasi un’anima agli oggetti. Inoltre, quel che mi fa piacere è il poter trasmettere agli altri, attraverso le mie creazioni, messaggi di amore, speranza e positività. Amo la bellezza ma le do un valore aggiunto: credo che solo quando siamo di fronte alla bellezza possiamo dare senso alle emozioni. Ciò che desidero è che chi osserva una mia opera possa emozionarsi come quando ascolta una musica, perchè in fondo essa rappresenta il linguaggio universale per eccellenza poiché è l’unica arte capace di trasmettere un’emozione a chiunque nel mondo intero; credo inoltre che la bellezza sia meraviglioso viverla ma ancor di più condividerla, anche per questo, da diversi anni a questa parte, metto tutta la passione e l’impegno possibili nel creare.”
Ci mostra per prima una grossa voliera all’interno della quale è rinchiuso un libro aperto dal quale si liberano ben 1.634 farfalle. Al riguardo ci racconta:
“Quest’opera trova spunto da un libro che lessi quando ero adolescente e che ancora oggi ricordo molto bene: raccontava di un uomo rinchiuso in una cella. Quest’uomo aveva con sè un libro e leggendolo si sentiva più leggero, questo libro lo portava in un certo senso a volare, a fuggire seppur solo col pensiero dalla prigionia alla quale era costretto. Le farfalle in questo caso rappresentano l’evasione della sua mente che gli permetteva di assaporare comunque la libertà perduta.“.
Aggiunge:“Le farfalle sono piuttosto ricorrenti nelle mie opere: aldilà del significato personale che attribuisco loro, la loro presenza è anche indice di aria pulita. Forse non molti sanno che la nostra bella Torino è la città più verde d’Italia ed è tra le prime quindici più verdi del mondo, anche per questo amo prendermene cura. Sono molto orgoglioso di essere un giardiniere: è una professione che amo e che svolgo quotidianamente con tanta passione insieme ai miei colleghi. A Torino sono nato e cresciuto, in un quartiere periferico che è sempre somigliato di più ad un piccolo paese, nel quale tutti si conoscono.
Ci sono luoghi di Torino ai quali sono particolarmente legato ed altri che trovo assolutamente suggestivi, nei quali spesso mi trovo a posizionare le mie opere. L’area dove sorgono i Giardini Lamarmora, ad esempio, per me rappresenta una bolla di bellezza. Proprio qui ho scelto, da qualche anno a questa parte, di raccontare una storia a puntate, ossia posizionare per un lasso di tempo un’opera, per poi rimuoverla e posizionarne un’altra che ne rappresenti il prosieguo.
La storia esprime il sogno di un incontro tra un uomo e una donna che si innamorano. La storia passa dall’uomo che arriva con il suo velocipede ed una rosa in mano, che attende la sua amata. In questa storia sono presenti, a tratti ricorrenti, alcuni elementi che evidenziano quanto avevo piacere di raccontare.
Un libro, ad esempio, che rappresenta la vita, due farfalle a rappresentare la sensazione dei due innamorati nell’espressione dell’amore reciproco, la bicicletta quale strumento simboleggiante la voglia di un percorso condiviso, l’annaffiatoio nelle mani della dama con l’ombrello, attualmente esposta, a rappresentare il voler proteggere l’amore nutrendolo quotidianamente.
E proprio a proposito di quest’opera vorrei raccontare un episodio avvenuto nel momento in cui mi trovavo sul luogo per rimuoverla e posizionare quella nuova.
Quel giorno si era avvicinato a me un uomo, il quale mi disse che da poco era rimasto vedovo e che ogni giorno che passava di lì rimaneva incantato poiché quella dama gli ricordava moltissimo sua moglie e la loro storia. Proprio in quel giardino, infatti, quando era giovane quell’uomo aveva incontrato il suo primo amore e si era innamorato solo a guardare il suo bel viso. E, proprio come la dama dell’opera, anche la sua amata aveva un ombrello. Una storia davvero bellissima e tante similitudini che mi fecero prendere la decisione di soprassedere di qualche mese con la rimozione. Oltretutto a quell’opera ha contribuito anche mia mamma, il pizzo dell’ombrello è opera sua. Pertanto sono molti i motivi per i quali sono contento che ad oggi si trovi ancora presso i Giardini Lamarmora.
E’ proprio lui ad accoglierci nel laboratorio dove si appoggia per lo svolgimento della propria attività di manutentore dell’area verde comunale, dove sono anche custodite molte delle sue opere, oggi non ancora o non più esposte in città.
Gli chiediamo di parlarci di questa sua passione per l’arte e di come nascono le sue opere. Ci spiega: “Innanzitutto mi piace precisare che le mie opere sono tutte eseguite con materiali di recupero, a costo praticamente inesistente e che il mio intento è quello di dare una seconda vita ai materiali, di dare quasi un’anima agli oggetti. Inoltre, quel che mi fa piacere è il poter trasmettere agli altri, attraverso le mie creazioni, messaggi di amore, speranza e positività. Amo la bellezza ma le do un valore aggiunto: credo che solo quando siamo di fronte alla bellezza possiamo dare senso alle emozioni. Ciò che desidero è che chi osserva una mia opera possa emozionarsi come quando ascolta una musica, perchè in fondo essa rappresenta il linguaggio universale per eccellenza poiché è l’unica arte capace di trasmettere un’emozione a chiunque nel mondo intero; credo inoltre che la bellezza sia meraviglioso viverla ma ancor di più condividerla, anche per questo, da diversi anni a questa parte, metto tutta la passione e l’impegno possibili nel creare.”
Ci mostra per prima una grossa voliera all’interno della quale è rinchiuso un libro aperto dal quale si liberano ben 1.634 farfalle. Al riguardo ci racconta:
“Quest’opera trova spunto da un libro che lessi quando ero adolescente e che ancora oggi ricordo molto bene: raccontava di un uomo rinchiuso in una cella. Quest’uomo aveva con sè un libro e leggendolo si sentiva più leggero, questo libro lo portava in un certo senso a volare, a fuggire seppur solo col pensiero dalla prigionia alla quale era costretto. Le farfalle in questo caso rappresentano l’evasione della sua mente che gli permetteva di assaporare comunque la libertà perduta.“.
Aggiunge:“Le farfalle sono piuttosto ricorrenti nelle mie opere: aldilà del significato personale che attribuisco loro, la loro presenza è anche indice di aria pulita. Forse non molti sanno che la nostra bella Torino è la città più verde d’Italia ed è tra le prime quindici più verdi del mondo, anche per questo amo prendermene cura. Sono molto orgoglioso di essere un giardiniere: è una professione che amo e che svolgo quotidianamente con tanta passione insieme ai miei colleghi. A Torino sono nato e cresciuto, in un quartiere periferico che è sempre somigliato di più ad un piccolo paese, nel quale tutti si conoscono.
Ci sono luoghi di Torino ai quali sono particolarmente legato ed altri che trovo assolutamente suggestivi, nei quali spesso mi trovo a posizionare le mie opere. L’area dove sorgono i Giardini Lamarmora, ad esempio, per me rappresenta una bolla di bellezza. Proprio qui ho scelto, da qualche anno a questa parte, di raccontare una storia a puntate, ossia posizionare per un lasso di tempo un’opera, per poi rimuoverla e posizionarne un’altra che ne rappresenti il prosieguo.
La storia esprime il sogno di un incontro tra un uomo e una donna che si innamorano. La storia passa dall’uomo che arriva con il suo velocipede ed una rosa in mano, che attende la sua amata. In questa storia sono presenti, a tratti ricorrenti, alcuni elementi che evidenziano quanto avevo piacere di raccontare.
Un libro, ad esempio, che rappresenta la vita, due farfalle a rappresentare la sensazione dei due innamorati nell’espressione dell’amore reciproco, la bicicletta quale strumento simboleggiante la voglia di un percorso condiviso, l’annaffiatoio nelle mani della dama con l’ombrello, attualmente esposta, a rappresentare il voler proteggere l’amore nutrendolo quotidianamente.
E proprio a proposito di quest’opera vorrei raccontare un episodio avvenuto nel momento in cui mi trovavo sul luogo per rimuoverla e posizionare quella nuova.
Quel giorno si era avvicinato a me un uomo, il quale mi disse che da poco era rimasto vedovo e che ogni giorno che passava di lì rimaneva incantato poiché quella dama gli ricordava moltissimo sua moglie e la loro storia. Proprio in quel giardino, infatti, quando era giovane quell’uomo aveva incontrato il suo primo amore e si era innamorato solo a guardare il suo bel viso. E, proprio come la dama dell’opera, anche la sua amata aveva un ombrello. Una storia davvero bellissima e tante similitudini che mi fecero prendere la decisione di soprassedere di qualche mese con la rimozione. Oltretutto a quell’opera ha contribuito anche mia mamma, il pizzo dell’ombrello è opera sua. Pertanto sono molti i motivi per i quali sono contento che ad oggi si trovi ancora presso i Giardini Lamarmora.
Tempo prima, in quello stesso giardino, una donna rientrata dall’Argentina dove moltissimi anni prima era emigrata, ossevando l’opera raffigurante due amanti in bicicletta mi disse che le ricordava la sua giovinezza, perchè il suo amore era solito andare a prenderla sul lavoro per poi riaccompagnarla a casa facendola sedere proprio sulla canna di una bicicletta. Insomma, queste storie di vita che ruotano attorno alle mie opere in qualche modo le arricchiscono ancor di più di significato.”.
All’interno del laboratorio notiamo diverse altre sculture di cui chiediamo informazioni. Una donna che suona il violoncello, ad esempio, creata per un tributo al maestro Ezio Bosso, scomparso due anni fa. E’ stata esposta in Piazza Statuto, in occasione dell’intitolazione di una parte dell’area della piazza proprio al grande maestro. Oppure la tennista, creata in occasione degli ATP Finals di qualche mese fa, putroppo mai esposta. Ma anche sculture con i famosissimi Toret, un gatto che appare da un tombino o altri che giocano con una mongolfiera. Insomma svariate opere, ciascuna nata da un’occasione o da un’ispirazione dell’artista.
Gli chiediamo quando e quale sia stata la sua prima opera apparsa in città, ci risponde: “Si tratta dei lampioni innamorati, situati presso il Giardino Roccioso, una decina di anni fa. E’quella la mia prima opera esposta; in realtà, però, non è proprio nata così come la si può vedere oggi… inizialmente c’era un solo lampione, sempre seduto, con accanto due gatti. Osservandola meglio però, mi appariva un pò triste, ecco perchè infine ho avuto l’idea di creare i due lampioni vicini, accoccolati, che ho poi definito i “lampioni innamorati”. Vi segnalo anche che all’interno del Giardino Roccioso, salendo nella parte più alta dello stesso, potete trovare la fontana Butterfly dove, tenuta su dalle farfalle, potete scorgere una fata che gioca al gioco della settimana e che pare sospesa sull’acqua. Quest’ultima opera ve la segnalo perché non tutti i visitatori del Giardino Roccioso si spingono fino alla parte più alta.”.
Riguardo alla sua arte conclude dicendo: “Le mie opere sono cornici di un quadro perché la vera bellezza è quel che c’è dentro, ovvero la natura.“.
Inoltre, in occasione dell’ormai prossimo Eurovision Song Contest 2022 che si terrà proprio nella nostra città, sempre all’interno del Giardino Roccioso l’artista ha posizionato una recente creazione volta a rendere il proprio personale omaggio a questa importante manifestazione musicale su scala mondiale.
Vi segnaliamo i siti dove ad oggi è possibile ammirare le opere di Rodolfo Marasciuolo. Eccoli qui di seguito:
– Via Cernaia (presso i Giardini Lamarmora)
– Piazza Carlo Alberto (davanti alla Biblioteca Nazionale)
– Parco del Valentino (all’interno del Giardino Roccioso)
– Via dei Pioppi (Biblioteca civica Don Lorenzo Milani)
– Piazzeta Università dei Maestri Minusieri (Biblioteca centro Bianca Guidetti)
– Via della Cittadella (Biblioteca Civica centrale).
Intervista e fotografie di Ilaria De Petrini
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